Gian Paolo Guerini nasce in Lombardia, verso la metà degli anni 50. Scrittore, poeta, pittore, performer, compositore, teorico musicale e artista visivo, ha vissuto e lavorato a Crema, Brescia, Bergamo, Berlino, Parigi, Livorno, New York, Fort Kochi, Bologna e Bolzano. Dopo gli studi artistici, sviluppa un'avversione profonda e totale nei confronti del dogmatismo e del mondo dell'accademia; avversione che si riflette in ogni attività e progetto successivamente intrapresi. Muove i primi passi negli anni 70, dirigendo la rivista poetica TeatrodelSilenzio ed entrando in contatto con il movimento Fluxus, l'ambiente della poesia sperimentale e della postavanguardia. Deve all'incontro con John Cage, quando ancora giovanissimo, le prime sperimentazioni in ambito musicale e sonoro. Altrettanto decisivi gli incontri con Walter Marchetti e Juan Hidalgo che influenzeranno in maniera significativa il suo percorso musicale, orientato sin dagli esordi a un'ascetica sottrazione e ad una ricerca di incontaminata essenzialità. La sua natura esplorativa, eclettica e poliedrica è il risultato di una trasversalità di interessi e di un'incapacità costituzionale di identificare e definire non solo i limiti dell'arte ma anche il concetto di arte stessa. Fedele a un'idea assoluta di rigore e purezza concettuale concepisce l'arte non in termini speculativi ma come il solo tentativo approssimativo per una possibile sperimentazione formale. Critico nei confronti della presunta supremazia della cultura occidentale, sempre diviso tra coesione e dissidenza ma interessato a stabilire una genuina e autentica relazione con l'altro, in ambito letterario e visivo ha approfondito il tema del linguaggio e la sua capacità di mettere in crisi la linearità tra parola e mondo. L'evidenza dell'ovvio, la ricercatezza dell'incorrotto, la necessità di portare in emersione una verità non metafisicamente stabilita a priori, sono le chiavi di lettura di tutti i suoi lavori letterari e visivi. Nei primi la parola sembra muoversi lungo i crinali della prossimità dell'esistenza ma non rinnega una componente di inconscio e di sogno; nei secondi l'esilità del segno e la sua delicata consistenza riportano all'essenzialità e alla raffinatezza. Gian Paolo Guerini was born in Lombardia, towards the middle 50s. Writer, poet, painter, performer, composer, music theorist and visual artist, he lived and worked in Crema, Brescia, Bergamo, Berlin, Paris, Livorno, New York, Fort Kochi, Bologna and Bolzano. After his artistic studies, he develops a profound and total aversion towards dogmatism and the world of academia; aversion that is reflected in every activity and project subsequently undertaken. He took his first steps in the 70s, directing the poetic magazine TeatrodelSilenzio and coming into contact with the Fluxus movement, the environment of experimental poetry and post-avant-garde. When he was still very young, he owes his first experiments in music and sound to his meeting with John Cage.The encounters with Walter Marchetti and Juan Hidalgo are equally decisive and will significantly influence his musical career, oriented from the outset to an ascetic subtraction and a search for uncontaminated essentiality. His exploratory, eclectic and multifaceted nature is the result of a transversal nature of interests and a constitutional inability to identify and define not only the limits of art but also the concept of art itself. Faithful to an absolute idea of conceptual rigor and purity, he conceives art not in speculative terms but as the only approximate attempt to approach a possible formal experimentation. Critical towards the presumed supremacy of western culture, always divided between cohesion and dissidence but interested in establishing a genuine and authentic relationship with others, in the literary and visual field he has deepened the theme of language and its ability to undermine the linearity between word and world. The evidence of the obvious, the refinement of the uncorrupted, the need to bring out a truth not metaphysically established a priori, are the keys to understanding all his literary and visual works. In the former, the word seems to move along the ridges of the proximity of existence but does not deny a component of the unconscious and dream; in the latter the thinness of the sign and its delicate texture bring back to the essentiality and refinement.
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